Jacques Villegle’

Jaques Villeglé nasce à Quimper, in Bretagna, nel 1926. Nel 1945, all’Accademia di Belli Arti di Rennes, incontra il bretone Raymond Hains e ne nasce un’amicizia determinante per la carriera artistica di entrambi. Presto Villeglé si trasferisce a Parigi dove ritrova l’amico Hains, e dove incontra Colette Allendy. Sarà proprio nella galleria di Colette Allendy, sfuggita ai dogmatismi degli astratti, che dieci anni dopo,  nel 1957, verrà organizzata la prima retrospettiva degli affiches lacerati di Hains e Villeglé. I primi esperimenti di Villeglé risalgono alla fine degli anni Quaranta, quando, insieme ad Hains, strappano manifesti. La ricerca dei due amici li avvicina al movimento Lettrista e favorisce l’incontro di Hains e Villeglé con François Dufrêne. I tre artisti costituiscono la base del gruppo degli Affichistes di cui farà parte anche Mimmo Rotella nel 1960. Nell’aprile del 1960, a Milano, Pierre Restany redige il primo manifesto del Nouveau Réalisme e organizza una mostra alla galleria Apollinaire, Baptême de l'appropriation, che sanziona lo stato di fatto che egli aveva intuito, all’epoca della Biennale di Parigi, osservando le opere di Yves (nel suo periodo monocromatico), Tinguely, Hains, Dufrêne e Villeglé. Al gruppo iniziale si aggiunge in un secondo momento anche Arman. Sei mesi dopo, il 27 ottobre, presso il domicilio di Yves Klein, avrà luogo la firma della dichiarazione costitutiva del gruppo ampliato dei Nouveaux Réalistes. Villeglé, tenacemente dedito al rispetto «del collettivo, creatore e anonimo» che porta alla realizzazione progressiva di un affiche lacerato, risultato dei gesti accumulati e del passaggio del tempo, ha sempre difeso e rivendicato questo anonimato, rifiutando, per la loro logica costitutiva, di firmare le opere. L’invenzione del Lacerato Anonimo, nel febbraio del 1959, risponde a questo concetto, cui anche i suoi compagni aderiscono ma in modo meno radicale. Villeglé, da allora, realizza un lavoro di archeologia urbana, di classificazione delle immagini prelevate secondo tematiche che gli permettono di elaborare una vera e propria opera creativa, seguendo un criterio di selezione che egli stabilisce a seconda dell’idea che vuole sviluppare. Questa idea, egli la chiama narrazione: un modo di raccontare la sua epoca, che egli esplora a partire dal 1965. Il suo lavoro di archeologia urbana diventa sistematico ed egli, da allora, intraprende un vero e proprio archivio del linguaggio della strada, orientando la sua produzione in funzione di tematiche a lui care. Conclude il suo ciclo di “rapine” nel 2001 con gli ultimi manifesti dell’Atelier d’Aquitaine. È l’inizio di una nuova serie tematica dedicata alla musica amplificata, La Techno. Con questa serie di manifesti, che annunciano i concerti dei gruppi musicali itineranti nella provincia, Villeglé costruisce dei ponti fra discipline diverse e anche fra generazioni diverse. «Una delle mie ambizioni è quella di essere il testimone attivo di un’umanità ricca di contraddizioni. È l’anonimo della strada che interviene sui riflessi della cultura dominante.

Opere di Jacques Villegle’