Intervista a Alessandra Carloni – ARTISTA EMERGENTE

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Oggi abbiamo il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Alessandra Carloni, sublime artista Romana con alle spalle tante mostre in giro per l’Italia.

Ciao Alessandra, presentati ai nostri lettori

Mi presento sono Alessandra Carloni, nasco a Roma dove vivo e lavoro come pittrice e street ­ artist, cercando di renderlo a tutti gli effetti un vero e proprio lavoro.

Quale messaggio è possibile leggere nei tuoi dipinti?

La mia pittura racconta di un mondo alternativo a quello reale. Non lo definirei semplicemente una realtà visionaria o legata al sogno, perché in molti casi nelle mie opere si può leggere tanta realtà traslata attraverso simbologie che possono fare riferimento alla dimensione surreale dei sogni; cerco attraverso la concretezza pittorica e la composizione del quadro che struttura quasi sempre un racconto, di costruire “un’altra realtà”, dove tutto può essere naturale e possibile. Ecco quindi le navi sospese, le case su alberi vertiginosi, i fari su montagne e palafitte lignee improbabili, che diventano reali, tra la compostezza del disegno e il gioco del colore.

Ogni volta un ‘opera è un racconto che può avere più interpretazioni e lo spettatore ne è protagonista cogliendone il senso. Ci sono pittori che si esprimono in forme gestuali, istintive o concettuali, io non posso far altro invece che comunicare attraverso una forma narrativa, perché è quello che mi viene naturale fare. Per cui apparentemente le mie opere possono sembrare favole ma in realtà dietro all’immagine c’è un’espressione emotiva, che ogni persona può cogliere e interpretare a suo modo.

Cosa rappresenta per te il colore?

Il colore insieme al disegno, è la nota principale che arricchisce i miei racconti. Da molti anni ho sempre perseguito una ricerca tonale, derivata anche in parte dalla mia formazione accademica. Per me il colore non è quello naturale che ottengo dal tubetto ma il colore ogni volta nasce e si evolve nella miscela di più colori e di più toni. Il gioco della sorpresa ogni volta avviene nell’accostamento, che quasi sempre nel mio stile è puramente istintivo e non segue nessuna logica o dottrina accademica.

Oltre che sulla classica tela, il tuo lavoro lo si può ammirare sui muri di diverse città. Cosa ne pensi dell’attuale scena di street art/arte urbana?

Negli ultimi 5/6 anni ho visto una chiara evoluzione di questo fenomeno, al quale mi sono avvicinata molto “timidamente” dal 2009. Devo dire che il fenomeno in se è chiaramente valido nel contributo territoriale e nell’intenzione di riportare in luce situazioni di degrado, trasformandole poi in veri e propri “musei urbani”; si pensi al progetto “Big city life” a Tormarancia o gli interventi fatti a San Basilio e al Trullo, parlando in questo caso della periferia romana. Ciò che mi lascia interdetta invece è l’aspetto commerciale che si è legato oramai a questo fenomeno, si pensi all’idea di fare entrare nei musei le opere degli street artist.

Trovo che tutto questo fenomeno della street art ampiamente condiviso, snaturi le origini per cui è originariamente nato, cioè contribuire a far riscattare le periferie delle città. L’arte urbana e lo sottoscrive anche il termine è un’arte che deve rimanere espressione del territorio e di chi vi abita e vive quel quartiere, per questo non può essere relegato all’interno di un museo e diventare così un manufatto artistico destinato a pochi.

Progetti per il futuro?

Si presenta un periodo molto ricco per quanto riguarda la produzione di murales. Oltre a Roma ho diversi progetti anche in altre città come Rovigo e Padova e, parallelamente porto avanti la mia ricerca pittorica, progettando due bipersonali una a Roma e una a Marsala che nel corso dell’anno prenderanno forma.