Fulvio Pellegrini: la bussola del collezionista – La sfera emozionale

Ogni investimento, così come la maggior parte delle scelte della nostra vita, sono influenzate dalla nostra emotività e dagli stati d’animo che influiscono in maniera determinante sulle nostre decisioni e comportamenti.

In finanza questi fenomeni sono definiti come “finanza comportamentale”.

La finanza comportamentale è una scienza empirica relativamente recente, che studia il comportamento e le reazioni che determinano i processi di scelta degli investitori in condizioni di incertezza.

Quando l’irrazionalità ha il sopravvento sulla razionalità e l’equilibrio, le scelte che ne derivano aumentano le probabilità di realizzare errori e forti perdite: si compra a prezzi troppo elevati quando il mercato è salito troppo e così si sottovalutano i rischi di prezzi eccessivamente gonfiati. Mentre si vende quando il mercato ha messo a segno rilevanti ribassi e presenta prezzi interessanti per futuri investimenti. Tutto questo perché a guidare le nostre scelte sono l’emotività e i condizionamenti umorali del momento.

Nei mercati finanziari una regola classica dice che i primi ad entrare in un business sono avvantaggiati, gli altri che seguono in ritardo i trend ciclici, senza aver definito una strategia né pianificato la gestione del loro patrimonio, sono definiti “parco buoi” e destinati a pagare un pesante scotto.

In sostanza la finanza comportamentale è un supporto per i risparmiatori e gli operatori finanziari per comprendere e razionalizzare i comportamenti degli investitori e indurli a scelte più razionali e pianificate nel tempo, cercando di circoscrivere e limitare gli atteggiamenti derivanti da impulsività.

La definizione dei propri limiti di rischio assieme agli obiettivi che si vogliono perseguire sono i fattori alla base della programmazione di ogni investimento.

Ci chiediamo se i principi sinteticamente enunciati per la finanza emozionale siano validi anche per gli investimenti effettuati in arte.

A parte il principio di diversificazione, di cui abbiamo già accennato nelle precedenti schede, l’emotività e la passione sono elementi essenzialmente costitutivi delle scelte in arte.

Acquistiamo un’opera perché ci piace o un artista perché ci affascina: un po’ come nell’amore la razionalità lascia il posto ai sentimenti ed alle passioni.

Un dipinto ci piace perché incontra il nostro gusto o richiama sensazioni particolari: la nostra mente elabora questo e dimentica la razionalità.

Ma per chi fa dell’arte anche una forma d’investimento, allora deve necessariamente indirizzare e razionalizzare le proprie scelte.

Alcuni fattori che aiutano in tal senso sono:

  • Non seguire troppo le mode e le tendenze, che possono anche mutare nel tempo;

  • Non inseguire un artista, soprattutto quando ha già raggiunto prezzi ragguardevoli o è troppo pubblicizzato;

  • Se è possibile tra dipinti dello stesso artista scegliere le opere di qualità e soprattutto quelle pubblicate o che hanno fatto parte di importanti mostre;

  • farsi consigliare nelle proprie scelte da un consulente affidabile e che sia ben introdotto nel mercato.

Per ultimo, ma non ultimo fattore, mai fare il passo più lungo della gamba, esponendosi ad un indebitamento insostenibile nel breve-medio periodo che costringa a svendere le opere acquisite con perdite significative.

Si ricorda che le opere d’arte sono negoziate in un mercato la cui trasparenza non è il massimo e sono beni la cui liquidabilità non è garantita; una regola aurea vorrebbe che tali beni non superassero il 15-20% del patrimonio complessivo di un investitore, per non invalidare il principio base di ogni investimento che è la diversificazione.

Insomma fretta ed emotività sono cattive consigliere da evitare anche negli investimenti in arte.

La tabella, che di seguito riportiamo, aiuta a capire meglio quanto possano essere dannose sia la fretta che l’emotività.

Considerando un periodo di 20 anni dal 1993 al 2012, non potendo prevedere l’andamento del mercato borsistico (indice europeo Stoxx 600), né tantomeno il momentum per investire al meglio, chi ha perso i migliori giorni di borsa ha realizzato rendimenti negativi. Lo stesso dicasi di chi si è lasciato prendere dal panico ed ha venduto ai prezzi minimi.

Un ipotetico investimento di 100 euro nel mercato azionario europeo negli ultimi 20 anni è diventato quasi 500 euro per chi è sempre rimasto investito, ma molto meno per chi ha perso le migliori giornate di borsa.

Se ne deduce che razionalità, equilibrio, una buona diversificazione ed un valido consulente, anche nell’arte sono fattori vincenti alla base delle nostre scelte d’investimento.

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