Fulvio Pellegrini: la bussola del collezionista – Vantaggi degli investimenti in arte

Sinora abbiamo analizzato i punti di debolezza di un investimento in arte, evidenziando, come per gran parte dei beni rifugio, che illiquidità, un mercato non regolamentato, prezzi poco trasparenti, e soprattutto, la necessità di essere accompagnati da un consulente di fiducia, sono fattori basilari per accedere ad un settore tra i più globalizzati e variegati esistenti.

L’intermediario o il consulente è quindi, per i piccoli collezionisti e per i neofiti, una condizione assolutamente necessaria per accedere al settore, prima di comprenderne i meccanismi che lo regolano e di acquisire le necessarie competenze tecniche.

Ma a chi affidarsi in questo delicato ruolo?

Le caratteristiche dell’intermediario d’arte si possono riassumere in:

  • Professionalità

  • Serietà

  • Indipendenza

  • Etica.

Insomma tutte qualità che dovrebbe avere un qualsiasi consulente, ma in questo campo se ne aggiungono altre quali: capacità, essere ben introdotto nel mercato, non avere conflitti d’interesse particolari per poter cogliere le tendenze e essere libero di consigliare al meglio la propria clientela.

In sostanza, un piccolo “Virgilio” dantesco che ci guidi dall’inferno del semplice piacere al paradiso della conoscenza e della competenza, se non vogliamo fare la fine del “parco buoi”, dicitura con cui in borsa si chiamano i piccoli investitori su cui si scarica la speculazione con le sue pesanti conseguenze economiche.

Dopo aver esaminato ciò che caratterizza il mercato dell’arte in negativo, se non vi siete ancora scoraggiati, passiamo ad elencarne anche i vantaggi. Partiamo dai vantaggi immateriali.

Anzitutto l’arte introduce in un percorso che accompagna l’uomo e lo sviluppo della civiltà nei tempi: regala storia, cultura, bellezza.

Il tempo che si dedica a coltivare questa passione riempirà molto più di un qualsiasi hobby sia in termini di acculturamento che di conoscenza perché l’arte non smette di mutare, evolversi e di stupire.

Il tempo si dilaterà senza confini tra passato e presente come in un unico divenire di storie di uomini e di idee prima ancora che di modi di essere e di civiltà.

Oltre a questi sofismi l’arte oggi offre indubbi vantaggi anche materiali:

  1. È un elemento di diversificazione a livello patrimoniale;

  2. Non è soggetta a tasse dovute al capital gain sugli utili conseguiti dalla loro vendita, che oggi ammonta al 26%;

  3. Non è soggetta all’imposta di bollo (che invece incide sui depositi bancari e sui dossier dei titoli amministrati);

  4. Non ha spese di gestione (dal 2 al 6% annuo su alcune gestioni patrimoniali e prodotti con copertura assicurativa);

  5. La sua vendita o l’acquisto non sono soggetti ad iva né a registrazioni particolari, per cui l’acquirente conserva l’anonimato.

Insomma, un investimento a sconto fiscale, perché l’arte prima di un bene materiale è considerata anche dallo stato un’opera d’ingegno, quindi un capitale culturale che gode di alcuni benefici.

Occorre considerare che il ritorno dell’arte come bene d’investimento alternativo in questi anni è stato facilitato dalla forte volatilità dei mercati finanziari dove sono venuti meno due fattori caratterizzanti:

  • La sicurezza;

  • Il rendimento.

Sicurezza – oggi non esiste più un investimento che sia ritenuto a rischio zero.

I titoli di stato, una volta ritenuti sicuri, ormai non sono più tali. La crisi del 2011 per i paesi periferici europei, con il caso Grecia in testa, ha rappresentato la rottura di una barriera senza più ritorno.

Rendimenti – oggi i rendimenti obbligazionari sono praticamente negativi: sino alla durata di 6 anni per i BTP e 10 anni per i titoli di stato tedeschi.

A seguito della grave crisi del 2008, che ha causato deflazione (mancanza di inflazione) e una crescita economica asfittica all’interno della UE, i tassi sono scesi ai minimi storici di sempre.

Inoltre, anche le borse in questi anni, scosse dalla crisi e dalla recessione, hanno subito andamenti fortemente altalenanti con settori in crisi e in pesante perdita.

Alcuni comparti azionari, tra cui i principali istituti di credito, che un tempo rappresentavano i titoli di riferimento del mercato domestico, hanno avuto pesanti crolli e rischiano il default tecnico.

Recentemente i telegiornali e le trasmissioni televisive sono pieni di servizi in cui molti risparmiatori di diverse banche protestano perché sostengono di aver perso gran parte dei loro capitali in investimenti bancari, un tempo ritenuti ultra sicuri.

Fatti che stanno facendo epoca, ma sono solo una conseguenza del cattivo andamento del sistema creditizio oberato dalle pesanti perdite sui crediti e dalla nuova normativa europea del Bail-in, con cui anche i correntisti e gli obbligazionisti sono chiamati in causa nel caso di fallimento di una banca.

Anche per questi accadimenti le distanze negli investimenti si sono ridotte e l’arte, purché si rispettino i criteri d’investimento precedentemente descritti, appare un’alternativa da considerare nel ventaglio delle opportunità.

Settembre 2016 – F.P. –

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