Fulvio Pellegrini: la bussola del collezionista: ANDAMENTO DEL MERCATO

Abbiamo già esaminato i volumi economici inerenti al mercato dell’arte nel 2015 (v. scheda n. 8).

A distanza di quattro anni, un tempo breve ma significativo, come sta procedendo il trend economico di tale segmento?

Se guardiamo i dati consolidati nel 2018 il mercato ha evidenziato volumi per 67,8 miliardi di dollari, in rialzo del 6% rispetto al 2017.

Il report di Art Basel and UBS global market report 2019, importante annuario economico-culturale del settore, ha messo in risalto che il mercato nel 2018 ha toccato il secondo livello più in alto nel decennio 2008-2018, periodo in cui gli incrementi delle transazioni sono salite in media del 9%, una percentuale che fa concorrenza anche agli investimenti più fruttuosi nei mercati finanziari più dinamici dopo la pesante crisi del 2008, in cui tre fattori sono stati predominanti: la globalizzazione dell’economia, la forte discesa dei rendimenti obbligazionari, l’ascesa dei paesi emergenti.

Un mercato in ottima salute, verrebbe da dire, alla faccia di chi asserisce che “con la cultura non si mangia”.

Nonostante i numeri sicuramente positivi, il sentiment del mercato nell’ultimo semestre 2018 e nei primi sei mesi del 2019 è divenuto generalmente meno ottimista rispetto al recente passato.

Le vendite tramite intermediari quali le gallerie d’arte e gli art dealers sono cresciute del 7%, con un giro d’affari di 35,9 miliardi di dollari (più della metà del totale degli scambi effettuati), mentre altri operatori non hanno beneficiato in maniera così sostanziale delle performances generate da tale settore.

Questa situazione conferma l’impressione generale che grava sul mercato dell’arte, in cui una piccola fetta di operatori rappresenta la colonna portante di tale segmento: meno del 5% degli oltre 300.000 professionisti attivi e dei milioni di collezionisti sparsi in tutto il mondo.

Affermazione confermata dagli stessi protagonisti che dichiarano che l’arte è fatta da “pochi eletti” che decretano il successo artistico e commerciale di correnti ed artisti; una ridotta percentuale di soggetti che determinano le fortune commerciali in un mercato ancora troppo poco trasparente e scarsamente democratico, determinato da scelte fortemente elitarie.

La composizione attuale del mercato dell’arte è la seguente:

  • Le aste: le vendite tramite case d’asta assommano a 29,1 miliardi di dollari, con una crescita media del 9% rispetto all’anno precedente;

  • Le fiere: gli appuntamenti fieristici rappresentano ancora una parte centrale, totalizzando 16,5 miliardi, con una crescita del 6%;

  • Il mercato on line: con 6 miliardi di vendite annue ed una crescita del 11% rispetto all’anno precedente, si dimostra in grande crescita ed il segmento preferito da giovani, utilizzatori dei social network, ed anche dai maggiori players, quali case d’asta ed importanti gallerie.

La distribuzione geografica:

  • Al primo posto, ormai consolidato dalla fine della seconda guerra mondiale, vi sono gli Stati Uniti con una percentuale di vendite del 44%, per un totale complessivo di circa 30 miliardi di dollari;

  • Sul gradino d’onore la Gran Bretagna con il 21% (14 miliardi);

  • Al terzo posto la Cina con il 19% (con quasi 13 miliardi).

Da soli questi tre paesi rappresentano l’84% del mercato globale dell’arte. Queste cifre danno un’idea impietosa di chi conduce le danze, basti pensare che l’Italia è distantissima con lo 0,8% dei volumi transati.

Gli artisti più quotati:

In cima al ranking vi è Picasso con 3.391 lotti venduti nello scorso anno per un totale di 745 milioni. Poi vengono gli impressionisti, il cui mercato non conosce crisi, tra cui eccelle Monet con 357 milioni ottenuti attraverso 36 lotti venduti; e poi l’artista cinese Zao Wou-Ki, che ha venduto 501 lotti incassando 327 milioni. Seguono Modigliani, Hopper e Jeff Koons con scambi vicini ai cento milioni.

Come si vede l’arte moderna si conferma la preferita e la più pagata sui mercati internazionali, mentre l’arte antica (old master) non ha superato le problematiche che l’hanno condizionata nell’ultimo trentennio.

L’impatto economico

Anche l’impatto del mondo dell’arte sull’economia generale è in continua crescita sia come numeri che come incidenza.

Il settore impiega circa 3 milioni di addetti ripartiti su 310.000 realtà aziendali, sparse per il globo.

Interessante la crescita media di tali realtà che presenta una media di crescita del 3% annuale nell’ultimo decennio, nonostante l’elevato turnover dato dal succedersi di aperture e chiusure di numerose aziende.

Anche l’indotto con 375.000 posti di lavoro sta a sottolineare una realtà fatta di servizi collaterali di significativa importanza.

LE QUOTE DEL MERCATO DELL’ARTE

Novembre 2019 – F.P. –

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