Michele Cascella

"Sono nato a Ortona, in provincia di Chieti, il 7 Settembre 1892 - scrive Michele Cascella, in Forza zio Mec (Milano, 1969). - Mio padre Basilio era pure di Ortona, come i suoi genitori. Suo padre era sarto da donna. Mia madre, Concetta Palmerio, era di Guardiagrele, paese che adoro, frequente soggetto delle mie pitture, alle falde della Majella. Era figlia di un veterinario molto popolare in tutti i dintorni... La nostra era una famiglia numerosa, tipicamente italiana: eravamo tre fratelli e quattro sorelle. Vivevano con noi anche il nonno paterno e due sorelle nubili di mio padre [...]. Fui un pessimo scolaro. Ero in quinta elementare, quando mio padre si sentì dire dal mio insegnante - devo ripeterlo, perché si tratta di una delle pochissime pietre miliari nella mia carriera artistica -: 'È un ragazzo che non ascolta, è sempre nelle nuvole!'. L'anno seguente il professore di disegno, V.A., mi umiliò in piena aula, dichiarando: 'Michè, tu sei 'nu ciuccie, non sai tenere la matita in mano, non imparerai mai a disegnare! Vergognati, figlio di Basilio!'. Da lì a poco, abbandonai la scuola per scarso rendimento in tutte le materie, specialmente in disegno. Frequentavo la prima tecnica. Mia madre, profondamente religiosa, pia e semplice, dati i miei insuccessi scolastici, confidando nel mio aspetto allora angelico e nel mio carattere docile, desiderò per me un avvenire ecclesiastico. Mio padre, a quei tempi ancora mangiapreti, decise diversamente: mi volle, e mi fece, pittore.[...] Incominciai a frequentare il laboratorio cromolitografico di mio padre. Riempivo con l'inchiostro grafico Lorilleux le vesti dei Santi e i fondi sulle pietre. Dovevo copiare i disegni del Leonardo, Pisanello o del Botticelli, che mio padre sceglieva come modelli; e poi dovevo copiare tante e tante volte grandi occhi, grandi nasi, grandi bocche che mio padre disegnava espressamente per me, affinché mi esercitassi... Ero fiero e felice dell'assistenza e della guida paterna; cominciavo ad afferrare il senso vero delle sue lezioni, il suo modo di vivere e fare sua l'arte... Copiavo un frutto, un fiore, una farfalla e le caricature di Leonardo, capivo che il mio lavoro aveva un suo fine estremamente logico, che aderiva perfettamente al metodo educativo e formativo di mio padre. Prendevo dimestichezza con gli arnesi del mestiere, mi ambientavo in quel laboratorio... Senza che né io né mio fratello Tommaso ce ne rendessimo completamente conto, le nostre giornate si svolgevano secondo un ordine ben prestabilito, per gradi, equilibrato dalla sapiente regia di mio padre, con ineguagliabile naturalezza, simile ad un commento musicale di sfondo, per l'armonia perfetta con l'esigenza delle persone, delle cose, l'ambiente, la natura, il clima tutto". Oltre che nella bottega paterna, Michele Cascella si forma nell'humus culturale della Pescara dannunziana per poi volgersi altrove. Nel 1907 tiene, con il fratello Tommaso, la sua prima mostra, organizzatagli dallo stesso padre alla Famiglia Artistica di Milano e poi riproposta al Caffè Ligure di Torino (1908) e alla Galleria Druet di Parigi (1909). Lavora "dal vero", adoperando soprattutto il pastello sulla scorta della stagione simbolista di Michetti e privilegiando la forza evocativa del colore nel fermare une petite sensation. Agli inizi degli anni Dieci prende a frequentare gli ambienti culturali milanesi ed entra in contatto con il poeta Clemente Rebora, di cui diverrà grande amico, con il filosofo Antonio Banfi e con la scrittrice Sibilla Aleramo, che gli farà conoscere Filippo Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni e Margherita Sarfatti. Durante la prima guerra mondiale, soldato, ritrae alcuni scenari di vita militare al fronte ed alcune di queste prove sono oggi conservate al Museo del Risorgimento e Raccolte Storiche di Milano. Nel dopoguerra decide di fissare definitivamente la sua residenza a Milano, si dedica dapprima all'attività incisoria e alla ceramica, promuovendone la rinascita, e poi torna alla pittura ad olio e all'acquarello, esponendo nel 1924 per la prima volta alla Biennale di Venezia ed allestendo l'anno successivo una personale alla Galleria Pesaro di Milano, favorevolpente recensita da Carlo Carrà che diventa in questa fase un acceso sostenitore del primitivismo insito nella pittura cascelliana. Presente ad ogni edizione della Biennale di Venezia fino al 1942, anno in cui ottiene una sala personale, ed a tutte le Quadriennali di Roma dello stesso periodo, Cascella nel corso degli anni Trenta proietta le proprie attività espositive in una dimensione europea. Parigi, Londra e Bruxelles ospitano in successione sue opere che entrano a far parte poi del Museo di Luxenbourg, del Jeu de Paume, del Victoria and Albert Museum. Predilige a questa data l'acquarello e le vedute di città rappresentano i suoi soggetti preferiti. Per questo nel 1933 il direttore del "Corriere della Sera", Andrea Borelli, lo chiama a collaborare al giornale con una serie di disegni al tratto di località italiane. L'anno dopo si reca in Libia per qualche mese e in seguito la Principessa del Piemonte gli affida l'incarico di eseguire una serie di dipinti dedicati al paesaggio dell'Italia meridionale. Nel 1937 vince la medaglia d'oro alla Exposition Universelle di Parigi e l'anno seguente esegue i bozzetti per l'opera Margherita da Cortona allestita al Teatro della Scala di Milano. Nell'immediato secondo dopoguerra intensifica le esposizioni all'estero: Buenos Aires, Montevideo, ed altri centri sudamericani conoscono la sua opera, esposta per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta anche a Parigi, periodicamente alla Galleria Andrè Weil, alla Galleria Allard e alla Galleria Marseille, mentre prendono corpo quei contatti con gli Stati Uniti che costringeranno l'artista, a partire dal 1959, ad alternare soggiorni in terra californiana, dove è rappresentato dalla Galleria Juarez di Los Angeles, a periodi di permanenza in Europa. Fiori, nature morte, campi di grano e di papaveri, paesaggi abruzzesi e la tanto amata Portofino sono i soggetti più praticati in queste ultime stagioni, contrassegnate anche da alcune importanti antologiche. Ricordiamo, fra le più significative, le mostre al Palazzo Reale di Milano (1981), al Palaezzi dei Diamanti di Ferrara (1981/82) e al Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo di Roma (1985). Nel 1988 per i tipi della Giorgio Mondadori viene pubblicato il primo volume del Catalogo ragionato generale dei dipinti di Michele Cascella. L'artista muore a Milano nel 1989 e nella ricorrenza del primo anno dalla scomparsa il Museo delle Arti di Busto Arsizio gli dedica una grande antologia di 100 opere, riproposta in seguito a Pescara presso le sale di Casa d'Annunzio. Nel 1992, per celebrare il centenario della nascita, viene allestita al Palazzo della Permanente di Milano un'ampia rassegna di opere realizzate da Cascella fra il 1907 e il 1946. Michele Cascella, uomo di grande simpatia e umanità, come pure tenace lavoratore, è nato e vissuto in una famiglia di artisti: Basilio, il padre, fu pittore, incisore e ceramista; i figli: Tommaso, Michele e Gioacchino si sono affermati come pittori; Andrea e Pietro, figli di Tommaso, sono scultori di chiara fama. A questa eccezionale famiglia di artisti, che tanto lustro hanno donato alla terra d'Abruzzo, la cittadinanza di Pescara ha dedicato un museo. Oltre che presso questa istituzione pubblica e a quelle già citate, opere di Michele Cascella sono conservate anche, per ricordare solo alcune delle sedi museali più importanti, presso la Galleria d'Arte Moderna di Bruxelles, il De Saisset Art Gallery Museum dell'Università di Santa Clara in California, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Torino, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma.  

Opere di Michele Cascella

  • acquaforte
    60x80cm
    Anni ottanta
    Il coefficiente di rivalutazione è un indice mutuato da Artprice che si riferisce alla percentuale di aumento dei prezzi medi di un artista calcolato negli ultimi 15 anni.
    Rivalutazione dell'artista: --58%
  • venduta
    acquaforte
    50x70cm
    Anni ottanta
    Il coefficiente di rivalutazione è un indice mutuato da Artprice che si riferisce alla percentuale di aumento dei prezzi medi di un artista calcolato negli ultimi 15 anni.
    Rivalutazione dell'artista: --58%
  • venduta
    olio su tela
    60x40cm
    1980-89
    Il coefficiente di rivalutazione è un indice mutuato da Artprice che si riferisce alla percentuale di aumento dei prezzi medi di un artista calcolato negli ultimi 15 anni.
    Rivalutazione dell'artista: --58%